La Cappella

Altare e tabernacolo

altare

L’Altare Maggiore racchiude il Tesoro più prezioso: sul retro si trova infatti la cassaforte che custodisce le ampolle con il sangue di San Gennaro. Il paliotto in argento che ne riveste il lato frontale è un’opera unica, uno dei più grandi capolavori del barocco napoletano, e rappresenta il ritorno a Napoli delle ossa del Santo, nel gennaio del 1497. Nelle pieghe di una prospettiva quasi teatrale, la storia di San Gennaro s’intreccia a scene di vita, fede e messaggi teologali, in un insieme dinamico dove il suo autore, Giandomenico Vinaccia si ritrae ben due volte.

L’altare

Altare Cappella San Gennaro
Altare Cappella San Gennaro

Nelle pieghe di una prospettiva quasi teatrale, la storia di San Gennaro s’intreccia a scene di vita, fede e messaggi teologali, in un insieme dinamico dove il suo autore, Giandomenico Vinaccia si ritrae ben due volte. È la figura in piccolo sulla destra, che saluta come da un palco, e quella con gli occhiali tipici di chi lavorava l’argento.  Al centro del paliotto, l’uomo a cavallo è lArcivescovo Carafa, fautore del rientro delle reliquie di San Gennaro dal monastero di Montevergine a Napoli. Non meno importante è la scena di San Gennaro che protegge Napoli dalla furia del Vesuvio, così come accadde il 16 dicembre del 1631, quando alle porte di Napoli, di fronte al sangue e al busto di San Gennaro, la lava si fermò, risparmiando la città.

Il paliotto

tabernacolo

Il paliotto in argento è racchiuso in un maestoso altare in porfido rosso. Progettato da Francesco Solimena e concluso nel 1722, quest’altare fa da sipario a un tabernacolo d’argento, incassato nel muro e nascosto da una tenda rossa, dove è custodita l’ampolla del sangue del San Gennaro, quella che tre volte l’anno viene mostrata ai fedeli, in attesa del prodigio del Santo. Per aprire la cassaforte, donata da Carlo II re di Spagna nel 1667, occorrono due serie di chiavi: una appartiene alla Deputazione, l’altra all’arcivescovo di Napoli. L’una non apre senza l’altra: è l’intera Città, nelle due rappresentanze, che apre il Tesoro di Napoli.

Il tabernacolo

La cassaforte si apre grazie ad una coppia di chiavi in argento fuso e cesellato: una appartiene alla Deputazione, l’altra all’Arcivescovo di Napoli. Sono necessarie entrambe, altrimenti la porta non si apre: è perciò l’intera Città, nelle due rappresentanze, che apre il Tesoro di Napoli.

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